Consigli di lettura/Il capolavoro

 

Il capolavoro è il secondo romanzo che ho letto di Cinzia Tani, dopo Lo stupore del mondo, e devo dire che non ha deluso le mie aspettative.

La vicenda, caratterizzata da continui salti temporali, si snoda lungo due binari paralleli: l’Argentina di fine anni ’70 della dittatura di Videla e la Germania nazista degli anni ’30 e ’40.

Nell’Argentina del 1978 troviamo Cristina Torres, giovane e intraprendente guida alpina dei ghiacciai della Patagonia, la cui vita è sconvolta dall’improvviso e misterioso assassinio della madre e dalla scomparsa dell’adorato padre adottivo, Roberto Torres.

La sua permanenza a Buenos Aires alla ricerca della verità si può considerare un vero e proprio viaggio di formazione, che la porterà ad acquisire consapevolezza di quanto sta accadendo intorno a lei, ad innamorarsi di Niklas, un oppositore del regime e a rischiare la sua stessa vita in nome della libertà e della democrazia.

Nella Germania degli anni Trenta protagonista è invece Dominic Klammer, divenuto neurologo in seguito ad un’adolescenza profondamente segnata dalla schizofrenia del padre, medico valente, ma capace di sacrificare ogni cosa, anche la morale, alla scienza, tanto da partecipare al programma nazista Aktion 14, che prevedeva l’eliminazione fisica dei minorati psichici e del quale comprenderà troppo tardi tutta l’inumanità e mostruosità.

Che cosa lega queste due figure apparentemente così diverse? Qual è il fil rouge che le congiunge tanto inestricabilmente? Ovviamente non lo svelerò ora, perché significherebbe fare spoiler, quindi al lettore l’ardua sentenza, posso però sottolineare che l’alternanza di piani temporali, fra passato e presente, rende tutto il racconto parecchio accattivante.

Molto ben costruiti gli scenari: in primis l’Argentina della dittatura militare, con le feroci repressioni attuate da Videla e il tragico fenomeno delle migliaia di desaparecidos, è resa in tutto il suo crudo realismo, evidenziando gli aspetti più tremendi di un regime che per più di cinque anni eliminò ogni traccia di democrazia e di dissenso dal Paese; anche la Germania nazista è mostrata in tutta la sua brutalità, in particolare per quanto riguarda le atrocità commesse nei confronti dei disabili mentali, spesso sottoposti da medici senza scrupoli, come Mengele, ad esperimenti inumani e trattati come dei pesi inutili di cui disfarsi, nell’ambito di una nazione che precipitava sempre più verso il baratro.

E il fatto che molti gerarchi nazisti abbiano trovato via di scampo in Argentina, anche grazie alla connivenza del presidente Péron, il quale accettò di accoglierli nell’immediato dopoguerra, lega in maniera indissolubile i due Stati, come si evince alla fine del romanzo, quando tutto il puzzle della vicenda è finalmente composto.

I personaggi del libro sono tratteggiati in maniera molto vivida e precisa: Cristina, forte e coraggiosa, capace di rischiare anche la propria vita per le persone che ama, legatissima al patrigno Roberto, il quale la ama in maniera assoluta, fino a ritenerla appunto il suo capolavoro; Dominic Klammer, pieno di contraddizioni, forse affetto egli stesso da schizofrenia, diviso tra bene e male, sempre in bilico tra atti di grande generosità e di fredda crudeltà; Niklas, capo di un gruppo di oppositori del regime, così deluso ed amareggiato dalla realtà che lo circonda da essere totalmente incapace di fidarsi di qualcuno, fino alle estreme conseguenze; Manuela, sorella e succube di quest’ultimo, donna dalla personalità complessa, fragile ed emotiva, tanto da restare vittima del suo grande bisogno di essere amata.

Cinzia Tani riesce quindi a creare un affresco molto suggestivo, tenendo così inchiodato il lettore fino alle ultime righe di un finale inatteso e mozzafiato.

 

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