La sposa dell’inquisitore di Jeanne Kalogridis, è un romanzo davvero molto avvincente, ambientato nella Spagna del 1481, da poco unificata in seguito al matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, e funestata dall’azione della famigerata e implacabile Inquisizione Spagnola, all’epoca guidata dall’altrettanto terribile Torquemada. La vicenda si incentra attorno alle persecuzioni messe in atto dall’Inquisizione contro gli ebrei convertiti, i cosiddetti conversos (o marranos, se si vuole ricordare il termine dispregiativo), costretti in gran numero ad abbandonare la Spagna e perseguitati soprattutto per motivazioni economiche, celate dietro l’alibi religioso.
Sullo sfondo della macro-storia, come spesso accade, si muovono i personaggi della micro-storia: Marisol Garcia, la protagonista, figlia di un’ebrea costretta alla conversione, e di un cattolico, che all’inizio appare timorosa e rinnega le sue origini ebree, ma che sarà poi capace di agire coraggiosamente e riscattarsi; Magdalena, sua madre, donna forte e coraggiosa, fortemente ancorata alla sua fede di nascita, per la quale è disposta anche a rischiare la vita stessa; Gabriel Hojeda, che Marisol è costretta a sposare spinta dal precipitare degli eventi, pur disprezzandolo per il suo carattere infido, vigliacco e del tutto incapace di ribellarsi al fratello membro dell’Inquisizione e persecutore accanito dei conversos; Antonio, il grande amore della nostra eroina, dotato di una grande nobiltà d’animo che lo porta ad andare oltre i pregiudizi del suo tempo.
Una lettura quindi consigliatissima e molto attuale, la quale mostra come i pregiudizi legati alle differenze religiose, e non solo, possano portare soltanto dolore e distruzione, e che apre uno scorcio su una pagina della storia della Chiesa, quella relativa all’operato dell’Inquisizione Spagnola, senza dubbio ancora oggi parecchio oscura e controversa.